Ci sono libri che bruciano; per l’autore mentre lo scrive, per il lettore mentre lo legge, per l’editore che lo ha per le mani e ne predispone la pubblicazione. Bruciano per l’urgenza e il contesto in cui sono nati, per il messaggio che recano, per l’impulso preciso, la volontà di rendere disponibile un documento, una testimonianza. Questo è uno di quei libri.
Non una ricostruzione, ma un diario, scritto giorno dopo giorno nel campo di lavoro di Dresda dove l’Autore è stato deportato insieme con altri 1487 operai.
16 giugno 1944, prime ore del pomeriggio: le fabbriche del ponente genovese vengono circondate dalle milizie della RSI e dalle truppe tedesche. Centinaia di lavoratori (1480 per la prefettura) vengono radunati, selezionati, caricati sui treni e deportati in Germania, prima tappa Mauthausen, da dove saranno smistati in altre località tra stabilimenti e campi di lavoro.
Inizia così una delle pagine più drammatiche della storia operaia sotto l’Italia occupata, raccontata da Natale Giampaolo nel diario tenuto durante gli ultimi mesi di prigionia prima della Liberazione.
Il rastrellamento, l’arrivo a Mauthausen, le condizioni di vita dei lavoratori italiani deportati, il bombardamento di Dresda.
Natale Giampaolo (Voltri, 1914 – Genova, 1989), operaio della SIAC di Genova Campi, deportato in Germania il 16 giugno 1944 insieme con oltre un migliaio di lavoratori, e prigioniero nel campo di lavoro di Dresda-Zschachwitz. Il diario, tenuto da metà di dicembre fino alla liberazione è conservato presso la famiglia.
Luca Borzani (Genova, 1956), già ricercatore dell’Archivio Storico Ansaldo, direttore del Centro Ligure di Storia Sociale e Presidente della Fondazione Cultura Palazzo Ducale di Genova. Ultime pubblicazioni: La guerra di mio padre, Il Melangolo, 2014 e, con Marco Aime, Invecchiano solo gli altri, Einaudi, 2017.
Il libro è disponibile sul sito di Pentagora.
Giugno 6, 2020 il 7:07 am
….è un libro che vorrò avere non appena uscirà, poiché immagino sia una storia parallela a quella vissuta da mio padre , i suoi racconti di quel periodo della sua vita sono sempre fissi nella mia mente e sono certo che Luca avrà dato a quel diario il meglio delle sue capacità letterarie.
Giugno 7, 2020 il 2:32 pm
Caro Carlo,
penso che apprezzerai la cura del libro, col quale abbiamo provato a raccontare – attraverso la viva voce del protagonista (giorno dopo giorno, come conviene a un diario) – una pagina tragica senza da una parte scivolare nella facile retorica e, nello stesso tempo, mantenendo un impianto divulgativo perché una storia che ha toccato molti – vorrei dire, un’intera generazione di lavoratori – possa arrivare a tutti.