di Barbara Torretto
Ho scoperto in questi ultimi mesi quanto scrivere abbia a che fare con le mani. Che siano racconti, romanzi o articoli, le storie nascono fuori o dentro di noi, come avvenimenti o idee e prendono forma nella nostra testa rielaborati nella narrazione. Ma poi… poi devono passare attraverso una tastiera per arrivare ad un foglio. Le mani hanno una straordinaria capacità comunicativa. Come gli occhi, ma in modo più forte perché più vicino. A differenza degli occhi, il contatto di mani implica vicinanza. Vicinanza e attività. Gli occhi possono permettersi di essere passivi: di cogliere, acquisire. Le mani anche, ricevono, ma per comunicare devono fare. Devono muoversi, salutare, stringere, sfiorare. Certo si può fare tutto questo anche con uno sguardo… ma in modo più sottile e si può mantenere la distanza. Se si arriva al tocco, la distanza è eliminata.
Con gli occhi si leggono le storie, ma è con le mani che si scrivono. E’ con le mani che ci entri davvero dentro, è con le mani che puoi creare la tua storia, non necessariamente tua in quanto parla di te, ma tua perché è quella che volevi raccontare. Mentre la storia che leggi è tua perché magari ti immedisimi in un personaggio, magari ti sembra proprio che parli di te o a te, ma non è la stessa cosa.
Quanto poggi le dita sulla tastiera, quando i tendini comunicano tensione fino al gomito e poi alle spalle, quando scorri ogni singolo carattere per scegliere la parola o la virgola giusta, è allora che sei entrato in quel mondo di vicinanza che ti porta a raccontare la tua storia. A volte anche a tua insaputa. E sono le mani che ti ci conducono.
Barbara Torretto è autrice di Ali di pietra
Luglio 11, 2019 il 5:53 pm
Bella riflessione. Così come parliamo del cuore come sede dei sentimenti (e sappiamo che non è) allo stesso modo dovremmo parlare delle mani come sede dell’intelligenza. O come mezzo per accrescerla.
Quanto si impara facendo! Sbagliando! Comunicando con le mani!
Luglio 15, 2019 il 10:54 am
Grazie mille per il commento che mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto ripensare a quanto si impara attraverso le mani!
Luglio 14, 2019 il 9:32 am
Mi piace moltissimo questa riflessione e ci ronzo attorno da un po’, tornando a leggerla e a rileggerla, perché aggiunge un tassello in più, quello della scrittura, ad un orizzonte già vastissimo, disegnato dalle mani.
Attraverso le mani passa la cura, che è il regalo del tempo, il prendersi carico del benessere e della sopravvivenza degli altri e delle cose.
Si prega e si segna con i gesti delle mani: ci si avvicina al sacro e al quotidiano.
Attraverso le mani passano i gesti dell’affettività, che diventa sfioramento, carezza, stretta, saluto. Si consola, si incoraggia, si calma, si incita con le mani, si trattiene, si schiaffeggia, si liscia , si afferra, si sostiene un corpo intero, il corpo dei bambini e il corpo dei vecchi, si fa sentire una presenza, una vicinanza: corpo e cuore passano attraverso le mani.
E attraverso le mani passa l’inventiva che la donna ha espresso ed esprime anche nei lavori sotterranei, serali, quelli del tempo del riposo, che un tempo portavano alla preparazione del corredo, al ricamo, e all’unico viaggio che la donna compiva: il viaggio da una casa ad un’altra casa.
Ogni tanto mia nonna mi diceva:
“Pensa se tutti i punti che ho fatto con l’ago fossero dei passi. Sarei andata lontano…”
E io mi figuravo una strada lastricata di punti, usciti dalle mani di mia nonna, fra colline di stoffe, tanti piccoli passi uno dietro l’altro, passi di formica come le lettere sui libri.
grazie, di cuore
zena
Luglio 15, 2019 il 11:09 am
Grazie mille per il commento, per queste parole che ancora mi ripostano a riflettere sulle mani e poi sulla valenza del sacro e del profano, della casa e della tradizione o della vita di tutti i giorni. Sulla semplicità di gesti che è grandezza di significato.