Mozzo (festival) 60 persone
Nervi (circolo) 35 persone
Bergamo (festival) 0 persone
Urbino (azienda agricola) 80 persone
Ascoli Piceno (libreria) 10 persone
Ponte in Valtellina (teatro) 80 persone
Macerata (biblioteca) 16 persone
Firenze (libreria centrale 1) 1 persona
Firenze (libreria centrale 2) 5 persone
Recco (centro civico) 45 persone
è andata così negli ultimi tempi.
Le presentazioni sono una lotteria, e pare non ci sia modo di prevedere se avranno successo o saranno un fiasco. La loro attrattiva è debole, anche perché se ne organizzano troppe secondo una liturgia talvolta vecchia e un po’ stucchevole (introduzione, due parole, domande…). Poi entrano in gioco altri fattori: il giorno e l’ora, le condizioni atmosferiche, un volantino più o meno accattivante, la notorietà di chi affianca la presentazione, la comunicazione dell’evento…
Tuttavia, tra tanta incertezza, nel corso degli anni ho colto alcuni elementi di confronto piuttosto costanti:
a. i paesi rispondono meglio delle città (tra Ponte in Valtellina e Milano non ho esitazioni!);
b. gli ambiti associativi e amicali rispondono meglio degli spazi commerciali (es.: librerie) e istituzionali (es.: biblioteche);
c. gli organizzatori che fanno comunicazione diretta e mirata attirano molto più di quelli che si limitano a mettere una notizia sui canali sociali o informano dell’evento attraverso una indifferenziata lista di indirizzi.
Ecco – a b c – tre punti che ogni volts mi riprometto di pesare con attenzione; così come ho imparato a non fidarmi dei like su facebook né dei “parteciperò” su eventi, ma solo della capacità empatica di chi organizza, preferendo dare ascolto a chi mi propone l’iniziativa di persona o, tutt’al più, al telefono (rispetto a chi lo fa solo per posta elettronica), così da poterne sentire la voce, i modi e la motivazione che lo animano.
Aprile 10, 2019 il 9:21 am
Io ho dedotto anche queste regole empiriche: il numero dei partecipanti (pubblico) si calcola moltiplicando per 4 (fuori casa) , o per 5 (in casa) il numero dei relatori. Esempio: Io presento un mio libro con Tizio, Caio e Sempronio nella sala consigliare di Roncofritto. Presenti: 16 persone. Dunque non c’era nessuno. Presento nel mio paese natio con gli stessi relatori, presenti 20 persone: non c’era nessuno.
Se ci sono eventi collaterali gratuiti il coefficiente sale a 6. Se c’è il rinfresco può arrivare a 7.
Aprile 10, 2019 il 9:35 am
Analisi sacrosanta! In effetti i punti ‘a’, ‘b’ e ‘c’ sono la base per la buona riuscita di ogni evento di questo tipo (fatte salve le variabili di contesto). Mi azzardo a dire che in quello che scrivi ci sono già, in nuce, i primi elementi per rilevare un cambiamento culturale che forse e già in atto e che occorre mettere a fuoco con maggior precisione.
Aprile 11, 2019 il 6:16 am
Mario Enrico puoi ampliare il tuo discorso a quale cambiamento ti riferisci? Le tue parole mi hanno molto incuriosita e sento il bisogno di capire meglio.
Aprile 11, 2019 il 6:45 pm
Vivo in un paese, piccolo e al crocevia di tre regioni. Settemila abitanti e poco più, adesso che c’è stata una fusione.
Qui le presentazioni sono accolte con favore, segnalate col passa-parola, con l’aiuto della biblioteca, degli amici e di qualche social (con moderazione).
Mi piace accompagnare i libri, soprattutto quelli degli altri, per l’incontro con l’umano che si costruisce.
Chi presenta deve amare davvero il libro da accompagnare (con l’autore): sentirlo ed abitarlo.
E’ importante, però, evitare l’inflazione, l’accumularsi di iniziative analoghe.
E’ necessario un buon dosaggio.
A mio parere, anche i luoghi fanno la differenza, specie se sono impertinenti, inaspettati: per fondere più curiosità in una volta sola.
Aprile 12, 2019 il 5:30 pm
Nella mia piccola e modesta esperienza posso aggiungere che sono quasi sempre un fiasco le presentazioni fatte durante fiere manifestazioni ed eventi. C’è un’utenza troppo variegata, la gente va per curiosare, è rumorosa, distratta, non la riesci a trattenere, a interessare. Lo stesso relatore rischia di sembrare un imbonitore, deve alzare la voce per attirare l’attenzione, incrociando sguardi vacui di persone che cercano di capire se in cambio di attenzione riceveranno almeno una spilla o un segnalibro.. insomma, una tristezza infinita. La presentazione deve essere un appuntamento solitario, in un luogo raccolto, intimo, in cui ci si va con intento preciso, senza distrazioni. Un altro fattore tristemente importante è il premio…è una questione psicologica; prometti di offrire qualcosa, che a casa magari non mangeresti o berresti neanche morto, ed il gioco è quasi fatto.
Aprile 13, 2019 il 9:48 pm
Oggi, a Pavia, presso una libreria, presentazione dell’Erbario di Libereso Guglielmi.
Otto persone nel momento di punta.
Non c’era cenno sul giornale locale fra gli appuntamenti del giorno e la presentazione si svolgeva nella stessa ora in cui s’inaugurava l’anno sociale presso l’Orto botanico di Pavia (dove immagino qualcuno sarebbe stato interessato all’argomento del libro).
Ecco due domande da aggiungere a quelle che sarebbe bene rivolgere a chi organizza:
– sarà data notizia a testate ed emittenti locali?
– non è che in contemporanea sono previste diverse iniziative (in particolare iniziative su argomenti coerenti con quelli della presentazione)?
Aprile 23, 2019 il 9:56 pm
a Pavia tutto quello che si fa all’orto botanico è seguitissimo, sicuramente gli appassionati di verde erano impegnati all’inaugurazione dell’anno sociale. La presentazione fatta in un’altra data sarebbe stata una festa!
Aprile 23, 2019 il 10:06 pm
Non ne dubito Milla… Certamente chi ha organizzato non ci ha pensato. Per me sono tutte lezioni, salate ma interessanti.