Ho preso nota dei libri che negli ultimi 15 anni hanno vinto il premio letterario internazionale per la donna scrittrice, nota anche come Premio Rapallo (in passato Rapallo-Carige). Non indico le vincitrici – tutte bravissime – ma i gruppi editoriali per i quali hanno pubblicato. Eccoli, uno dopo l’altro, dal 2006 al 2020:
Mondadori
Mauri Spagnol
Mauri Spagnol
Mondadori
Feltrinelli
Mondadori
Mondadori
Mondadori
Mauri Spagnol
Mauri Spagnol
Mauri Spagnol
Mondadori
Feltrinelli
Mondadori
Feltrinelli
Negli anni passati Pentàgora ha concorso con i romanzi di tre esordianti: Chiara cantante, di Doris Femminis; Con le mani nel cotone, di Giada Campus; Emma, di Helena Molinari.
Non pensavamo certamente di vincere; ma un riscontro, un cenno di ricevuta, un grazie per avere contribuito a lasciar pensare che il premio sia aperto a tutte le donne scrittrici, indipendentemente dal fatto che pubblichino o no per un grande gruppo editoriale, beh l’avrei tanto apprezzato.
Rileggo ad alta voce l’elenco dei gruppi dei quali fanno parte le vincitrici e trovo che ha una sua bellezza, quasi un ritmo. Fatelo anche voi e capirete perché in quell’elenco Pentàgora stonerebbe, e questa è già una ragione (estetica) per evitare di continuare a partecipare.
Giugno 26, 2021 il 10:40 am
Amara constatazione. Purtroppo realistica. E la delusione, più che la rabbia, è cocente. Gruppi editoriali equivalenti a colossi hanno tutti i mezzi per pubblicizzare in ogni modo i propri titoli, e lo fanno. E fanno bene. Mentre sono le piccole realtà editoriali, che di solito possiedono, dal canto loro, una propria marcata forza qualitativa, ma molto minore forza economica, ad aver maggior necessità di un sostegno per continuare a esistere e ad arricchire il nostro patrimonio culturale con il loro contributo. E per valorizzare gli sforzi che costantemente compiono per mantenere alto il livello qualitativo della propria attività, che ha un costo, non soltanto economico, ma anche economico, certamente. Per avere conferma evidente a colpo d’occhio basta visitare uno dei mega-saloni dell’editoria e far spaziare l’occhio sull’allestimento. Si troveranno subito le super sezioni gestite dalle grandi case editrici, mentre occorrerà armarsi di pazienza per cercare i banchi delle piccole case editrici, che sono proprio le realtà per cui avrebbe un significato un evento di questo genere. E allora è il pubblico che deve fare la differenza.
Giugno 26, 2021 il 10:58 am
Ciao Laura,
sulle fiere e i saloni dell’editoria, aggiungo che ai grandi gruppi editoriali vengono riservate posizioni centrali e di grande evidenza.
Le parole sull’aiuto alla piccola editoria a volte (forse spesso) sono proclamazioni di facciata.
Ricordo al Salone di Torino 2018 tante piccole case fuori dal passaggio e dagli spazi dedicati all’editoria: noi in un angolo fra gli stand della Cina, una setta musulmana, la Banca d’Italia e l’Azerbaijan – non passava nessuno!; una piccola editrice pisana era stata collocata in fondo al padiglione dietro una colonna accanto ai gabinetti.
Credo che l’unico ruolo che il grande mercato editoriale può riservarci sia contribuire a leggittimare una presunta democraticità di queste iniziative e fare numero.
Giugno 26, 2021 il 2:35 pm
Una volta mi è venuto in mente che i premi letterari sono come un clan di makaki he si fanno le pulci e si premiano a vicen(za)da, la ibkioteca pubblica del mio paese che si crede Parigi da mo’ , ha un’infinità di chicche gustosissime di piccole case editrici, contribuisco modestamente a suggerirne alcune, e ne vado fiera! Andate benissimo così
Giugno 26, 2021 il 7:23 pm
Meglio soli che male accompagnati…
Giugno 27, 2021 il 8:27 pm
Oh che tristezza tutto quanto ho letto…. e peraltro inoppugnabile!….. (Di Laura Anania e di Massimo Angelini.)
Credo convenga, per continuare ad esistere, come casa editrice, fare finta che i monopòli e gli oligopòli non esistano, provando ad insinuarsi nel mercato come se una qualche virata favorevole della fortuna…. ci (per chi scrive e ama farlo), o meglio vi, faccia soffiare qualche folata sana di vento in poppa. Che a volte arriva.
Forse non c’è altra scelta.
Sconsolatamente ma non del tutto annientata dalla cruda e prosaicissima realtà Paola Lazzari – Cremona