di Barbara Torretto
I ciottoli del mare sono una comunità, la sabbia sulla spiaggia, le onde. Appartengono ad un gruppo, hanno senso insieme. Ognuno è diverso e unico ma hanno senso insieme. C’è il ciottolo più grande e lucido, quello meno vistoso, il granello di sabbia ribelle che si attacca al vento e va ad esplorare nuovi lidi, l’onda più esuberante e quella tranquilla che lambisce la battigia con grazia e poesia. Ma è il fare parte di una comunità che dà importanza alla voce e all’espressione di ciascuno.
Sono figlia unica, cresciuta senza nostalgia di fratelli con quel pizzico di orgoglio di unicità. Ma ho trascorso le estati della mia infanzia a convivere con la numerosa famiglia di cugini. Insomma ho avuto dei fratelli part-time, di cui sento la mancanza ora che la vita adulta ci dà così poche occasioni di passare del tempo insieme.
Ma ciò che, al di là di tutto, ho sempre cercato è stato il senso di appartenenza ad una comunità. Negli anni degli studi, nelle compagnie estive, sul lavoro, nel luogo dove ho abitato, sentirmi parte di un gruppo è sempre stato molto importante.
Essere ciottolo non da solo, piccolo granello che con tutti gli altri diventa bellezza di spiaggia.
Amo stare da sola, ma c’è una forza nell’appartenenza, un’energia nel fare le cose insieme che fa stare bene. Anche cose semplici come chiacchierare, mangiare, passeggiare, stare a guardare l’orizzonte.
Poi però c’è qualcosa di speciale, c’è quel gruppo con cui condividi impressioni, idee, storie, parole scritte e riscritte. Parole lette, a mente nella tua stanza o ad alta voce da qualcun altro. Condividi luoghi, iniziative, ansie, dubbi ma soprattutto libri. C’è quella comunità editoriale che è fatta come il mare: con un continuo fluire, un susseguirsi e rinnovarsi e ti fa sentire che forse potresti anche non affogarci nel tuo profondo, ma assumere la consistenza di onda, quella che è tua ma ha senso solo insieme alle altre.
Barbara Torretto è autrice di Ali di Pietra
Luglio 24, 2019 il 8:21 am
Sono tanto d’accordo con quello che dici, Barbara. Il desiderio di condivisione molte volte è più urgente della fame. E anche quello di sentirsi piccola parte di un tutto armonico, di una storia che non finisce con noi.
Luglio 24, 2019 il 10:32 am
C’è un’immagine che mi accompagna da una vita ed è quella dei fili, ovvero dei legami che connotano i rapporti umani. Me l’ha suggerita Laura Mancinelli, in un una porzione di testo che ti dono. Dovrebbero essere fili di seta quelli che legano una comunità, dimensione di cui sentirsi parte e in cui fare la propria parte, senza deleghe e mi auguro che possano coniugarsi con fili di lana, che scaldano senza costringere.
“Tu sai che la nostra vita è intessuta di rapporti con gli altri e noi siamo legati a tutte le persone che fanno parte del nostro mondo da un filo. Questi fili, però, non sono tutti uguali, né dello stesso materiale. Ci sono fili di cotone qualunque, che tengono insieme comuni rapporti di lavoro, di conoscenza e cose del genere. Ci sono anche fili di ferro arrugginito, logorati dal tempo e dall’usura, e quelli, quando si spezzano, nessuno più li rimette insieme. Ma accanto a quelli ci sono i fili d’oro, tenaci perché duttili, che si piegano agli eventi della vita, e non si spezzano, proprio per la loro capacità di piegarsi : sono i fili su cui Eros posò la sua mano con la palma tutta aperta. Ma questi sono rarissimi. Più frequenti i fili di rame, su cui corre violenta e fulminante la fiamma della passione, che rapida brucia e poi scompare : non con la mano Eros li ha toccati, ma con la punta di una freccia carica di tensione.
Ed ecco i fili di seta. Sottilissimi e resistenti, perché sono frutto d’intelligenza, preziosi e lucenti perché sfiorati dall’ala leggera di Eros. Sono i fili che dan gusto e piacere alla vita, profumo all’amicizia, vivezza alle parole che si scambiano in compagnia. Ma guai a tenderli troppo, perché si spezzano e non rimane nulla. Di questi fili di seta ho fatto un mazzetto.”
(da Laura Mancinelli, Il fantasma di Mozart, Einaudi,Torino 1988)
(grazie, bellissimo post)
zena
Luglio 25, 2019 il 9:55 am
Grazie mille per i commenti e per aver appunto condiviso l’idea di comunità. Un grazie di cuore a Zena per averci regalato la sua immagine dei fili e il bellissimo brano di Laura Mancinelli, che non smetto di rileggere.
Luglio 24, 2019 il 7:06 pm
Grazie per queste parole Barbara, ho un sentire molto simile e le parole sui fili scritti da Laura Mancinelli (grazie Zena) vanno ad ampliare la magnifica complessità del fare comunità.
Luglio 25, 2019 il 1:28 pm
E questa circolarità di sentire è già un modo di fare comunità.
Un saluto a tutta la pagina.
zena