Iniziare un racconto, un romanzo, è ancora più difficile: sarà un inizio, quell’inizio per sempre, per quel poco o tanto tempo che la storia verrà letta, quella e solo quella sarà la sua faccia, la sua prima impressione. Alcuni autori dicono che, scritto l’incipit, il resto vien da sé. Forse è così. Buttiamo lì qualche inizio famoso.
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Ci vuole un’abilità unica per lasciare un segno del genere. Come si può non leggere oltre? Come si può resistere alla tentazione di telefonare a casa dell’Autore e dirgli: “Raccontami tutto, subito!”.
Eppure m’inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un’aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d’uomo, l’unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta.
Questo ha studiato. E ce lo vuole far sapere. È uno che di libri deve averne macinati tanti, ma tanti tanti. E li sa, e sa come si esprimevano, con quali parole e quali concetti nei secoli passati. E crea casi stupefacenti, come naufragare su una nave deserta.
Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.
C’è bisogno di altro? Qualcosa manca? Potrebbe bastare, questo incipit, per riassumere tutta la vicenda. C’è tutto: niente da togliere o da aggiungere.
Infine, mi si permetta di citare per due volte l’Autore che penso sia il migliore nel formulare gli incipt dei suoi racconti:
Pioveva su tutte le langhe, lassù a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra.
In poche parole dice tutto: la pioggia, lassù (dunque vedi un paesello su un colle, sotto la pioggia), il padre morto da poco, appena sepolto. Il gusto amaro di un destino ineludibile, un segno gramo, definitivo.
Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944.
Ironia inglese, da vero gentlemen. Tutti vincitori, quasi nessuno perdente. Ci sarebbe da ridere, se non fosse guerra. Non se ne potrebbe parlare, così, se l’Autore non fosse anche il parte in causa nel racconto.
Sapete individuare gli autori e i titoli delle opere da cui questi incipit sono tratti? Facile, vero? Vorreste citare un incipit che vi ha fatto innamorare, a prima vista, di un libro? Che per voi è memorabile? Avanti: c’è spazio qui sotto, nei commenti.
Settembre 26, 2019 il 9:20 pm
Penso di aver individuato “Il vecchio e il mare” e forse uno di Garcia Marquez, per il resto ammetto la mia ignoranza, o forse posso nascondermi dietro l’età… di incipit che mi hanno colpito ne ricordo solo uno: “Quel ramo del Lago di Como…” , ma chissà quanti ne rammenterei se li sentissi citare da qualcuno, come hai fatto tu. Grazie, esercizio interessante.
Settembre 27, 2019 il 6:03 am
Due su due è un ottimo risultato…
Settembre 27, 2019 il 8:11 am
Non prendermi in giro… Mi sento proprio ignorante. Comunque grazie, anche per la risposta. Buona giornats
Settembre 27, 2019 il 10:03 am
Non c’è nessuno che possa conoscere tutti gli incipit che sono stati scritti. Forse “El Memorioso” di Borges… Ma noi siamo comuni mortali. Comunque abbiamo Marquez, Ernest H., Eco (L’isola del giorno prima), e Fenoglio.
Settembre 27, 2019 il 1:49 pm
“Fui giovane e felice un’estate, nel cinquantuno. Né prima né dopo: quell’estate. E forse fu grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re…”
Argo il cieco, ovvero i sogni della memoria, Gesualdo Bufalino
Settembre 27, 2019 il 1:55 pm
Mai letto Bufalino. Ma è bellissimo!
Settembre 27, 2019 il 1:55 pm
Fissare un puntolino nel tempo, solo quello, e poi disegnarci attorno uno spazio, raccoglierlo in una melagrana che perde chicchi, con slarghi orizzontali e verticali, e schizzi che arrivano al cielo.
Una meraviglia, per me.
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