Le citazioni sono la strizzata d’occhio che l’autore dà al lettore. Si tratta di un atto di innocente ruffianeria, ma occorre notare che spesso viene usata come una vera e propria dimostrazione di forza dell’autore.
È un po’ come in certi rituali di popoli primitivi, per dimostrare all’antagonista (o al vicino di casa, o al probabile rivale) la propria possanza, capacità o fertilità si mettono in atto certi comportamenti assai studiati dagli antropologi, quali sgasare con l’auto, gonfiare i muscoli in palestra, tatuarsi segni incomprensibili e via dicendo.
Nello specifico l’autore ci tiene a far sapere di essere erudito, e cerca una simmetria con altri eruditi (come lui) e il rispetto della platea di lettori, che ci s’immagina leggere una citazione astrusa, incomprensibile o introvabile, senza trattenere un: ‘Ooooooh!’ di perfetto stupore. La citazione serve inoltre per dire: non lo dico io, lo dice coso, questo qui famoso. Vorrai mica contraddirlo? (e in ciò la citazione è parente dell’introduzione o premessa. Ma non divaghiamo).
Nella saggistica è buona consuetudine porre un numerino accanto (in alto) all’ultima parola della citazione a mo’ di richiamo, quindi porre lo stesso numerino in calce alla pagina, al capitolo o in un’appendice in fondo al volume.
Bel sistema: ammesso che uno sia preso nella lettura occorre sospendere tutto e mettersi alla ricerca del numeretto nell’appendice nascosta. Dopo aver bofonchiato, tribolato dalla curiosità, per una quindicina di minuti, ecco infine la nota. C’è scritto Ibidem. Cosa vuol dire Ibidem? Ah, dice che è riferito alla nota precedente, dove c’è infatti scritto titolo e autore di un’opera introvabile (che però esiste e quindi se non la trovi sono fatti tuoi).
Nella narrativa si è più liberi. Si può citare un motto, si può citare un episodio, si può citare una sola battuta di un dialogo. Ci sono quelle banali, da evitare, tipo:
- Alea jacta est (il latino fa fine e non impegna)
- Delenda Carthago
- Hic Rhodus, hic salta
- Salve Piemonte!
- Lasciate ogne speranza o voi ch’entrate
Quelle un po’ più difficili, tipo:
- Adelante con juicio, Pedro
- Se Dio non esiste, allora tutto è permesso
- Parli come badi, sa!
- La sventurata rispose
- I fanciulli trovano il tutto anche nel niente.
Quelle per ‘solutori più che abili’, come:
- Kàta métron
- La legge è uguale per tutti
- C’era una volta… Un re!
- Quando tu ami senza provocare amore, cioè quando il tuo amore come amore non produce amore reciproco, e attraverso la tua manifestazione di vita, di uomo che ama, non fa di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è una sventura.
- Questa casa non è un albergo.
In ogni caso il buon autore dovrebbe fuggire dalla tentazione di far vedere i muscoli o di cercare sodali nella sua eruditezza. La funzione di una buona opera è portare sollievo, diletto e stimolare alla curiosità e all’approfondimento. L’autore non deve cercare amici, sudditi o sodali. L’autore non deve cercare niente: è già tanto se riesce a scrivere un testo corretto.
E comunque, ricordate: la scrittura è la pittura della voce[i].
[i] Voltaire
Novembre 25, 2020 il 8:04 am
Grazie…
Novembre 25, 2020 il 9:06 am
Prego!
Novembre 25, 2020 il 11:10 pm
Bello, ho imparato qualcosa. A me serviva qualche traduzione perché ormai sono arrugginita. Da quando bazzico in questo mondo – ai margini – ho scoperto tanta boria. Peccato, potrebbe essere uno scambio utile a tutti. Pazienza, io continuo così, con la mia scarsa cultura, con la curiosità e il desiderio di imparare sempre qualcosa di nuovo, nella consapevolezza che non si può sapere tutto e con la passione per le citazioni, per le quali riporto sempre a piè di pagina. Grazie!
Novembre 25, 2020 il 11:42 pm
Grazie Franca! Sempre curiosi, sempre affamati, sempre stupiti.
Dicembre 1, 2020 il 10:11 pm
Bellissimo intervento! Poco tempo fa ho trovato i miei primi scritti. A parte il soggetto e la forma, quel che mi ha colpito (in negativo) era il numero inverosimile di citazioni. “Ma davvero ho letto tutta ‘sta roba di ‘sta gente?” mi sono chiesto. Non scrivo la risposta. Evidentemente, all’epoca, avevo poco da dire, di mio, oppure non sapevo dirlo se non con le parole di altri. Il tempo passa e sembra quasi che un poco si migliori…
Grazie!
Dicembre 1, 2020 il 11:17 pm
Già, siamo stati tutti adolescenti. Qualcuno lo è rimasto.
Dicembre 19, 2020 il 3:58 pm
A proposito di citazioni utilizzate a sproposito, mi irritano particolarmente quelle che utilizzano molti politici per elevare le loro opinioni a livello di quelle dei citati, oppure per rafforzare le loro proposte, lasciando fraintendere che se persino il gran personaggio citato la pensava come loro, nessuno dovrebbe permettersi di mettere in dubbio la bontà delle loro idee.
Per porre un freno a questa mala abitudine, introdurrei nel nostro ordinamento il reato di abuso di citazione. Pensate forse che sia un’esagerazione? Niente affatto, decine di insigni giuristi e persino un paio di costituzionalisti su questo tema la vedono indiscutibilmente come me, peccato non ci sia lo spazio qui per riportare il loro pensiero.
Dicembre 19, 2020 il 4:57 pm
Approvo la mozione. Mi chiedo quale giusta pena comminare!